Data di Pubblicazione:
2013
Abstract:
Il Teate Depression Inventory (TDI; Balsamo e Saggino, 2013) è un nuovo test di automisurazione della depressione nato e standardizzato per la popolazione italiana, costruito per garantire facilità e velocità di applicazione dal punto di vista clinico e, al tempo stesso, solidità e precisione misurativa dal punto di vista psicometrico. Esso si presta, dunque, ad arricchire lo strumentario dello psicologo clinico, dello psichiatra e del ricercatore, che abbiano l’esigenza di misurare uno dei più complessi e diffusi fenomeni psicopatologici e, al tempo stesso, di tenere in considerazione la crescente sofisticazione dei criteri scientifici impiegati nella ricerca.
La costruzione di uno strumento clinico psicometricamente “solido” rappresenta una sfida al superamento della consolidata dicotomia tra l’esigenza pratica di misurare dimensioni cliniche con strumenti maneggevoli e l’esigenza teorica di basare la misurazione di dimensioni cliniche su teorie psicometriche avanzate al fine di raggiungere una sempre maggiore precisione ed affidabilità misurativa. L’obiettivo finale è, dunque, quello di tentare di integrare la significatività clinica con il rigore quantitativo.
L’aspetto più innovativo del TDI risiede nel ricorso ad un nuovo modello matematico di misurazione, appartenente alla famiglia dell’Item Response Theory (IRT; Lord, 1952), che garantisce maggiore oggettività di misura ed è oggi considerato la migliore risposta al problema della misura della persona attraverso i questionari. Si tratta dell’Extended Logistic Model (Andrich, 1985a, 1985b, 1988), che si configura come l’estensione più ampia del modello di Rasch per item politomici. Questo modello (per la cui trattazione esauriente e precisa si rimanda alla lettura di Giampaglia, 2008) consente di superare alcune delle problematiche insite nel modello additivo di Likert e nel metodo dei punteggi sommati che di fatto producono distorsioni niente affatto trascurabili nella costruzione di uno strumento di misurazione della depressione. Per esempio, nelle scale cliniche costruite secondo la teoria classica dei test è di fatto impossibile affermare a priori che un paziente che in due rilevazioni successive, eseguite per valutare l’andamento clinico della terapia, risponda “spesso” piuttosto che “sempre” ad un item (il cui punteggio elevato indichi la presenza di depressione), abbia compiuto un progresso inferiore del 50% rispetto ad un soggetto che risponda “mai” invece che “qualche volta”. E questo nonostante il punteggio sia diminuito di 1 punto nel primo caso e di 2 punti nel secondo. Ciò che sarà consentito dire è solo che passare dalla categoria “sempre” alla categoria “spesso” può rappresentare un certo progresso e passare dalla categoria “qualche volta” alla categoria “mai” rappresenta un progresso verosimilmente maggiore, ma non necessariamente doppio (Bond e Fox, 2007). Al contrario, le scale costruite in base all’IRT consentono di operare misurazioni oggettive. Una misura oggettiva, così come è definita dall’Institute for Objective Measurement (IOM; www.rasch.org), deve rispondere a certi criteri quali l’unidimensionalità, la linearità, l’indipendenza locale e l’oggettività specifica. Prescindendo da aspetti troppo tecnici è possibile affermare che, nel quadro del modello di Rasch, il processo di misurazione non deve risultare influenzato da caratteristiche del soggetto diverse da quella di interesse, da altri soggetti e da particolarità dello strumento utilizzato a tale scopo, analogamente a quanto si verifica nelle scienze naturali. Quando si misura il peso di un individuo, infatti, il risultato non è influenzato dalla sua altezza (anche se questa è correlata con il peso), dal colo
Tipologia CRIS:
3.1 Monografia o trattato scientifico
Elenco autori:
Balsamo, Michela; Saggino, Aristide
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