Dati Generali
Conferito a
GIUSTI MARIA TERESA
Persona conferito da Fondazione Del Melle; provincia di Cuneo; con il patrocinio del CNR e del Senato della Repubblica.
- 2005
- Il saggio di Maria Teresa Giusti, I PRIGIONIERI ITALIANI IN RUSSIA, premiato dalla giuria del IV° Premio Cherasco Storia, racconta per la prima volta, sulla base degli archivi sovietici, la prigionia dei soldati italiani in URSS durante la seconda guerra mondiale. La partecipazione italiana all’attacco all’Unione Sovietica scatenato dalla Germania nazista nel giugno 1941 probabilmente fu, delle imprese belliche volute da Mussolini, quella di più tragico esito. E tanto più lo fu per quei militari italiani che caddero prigionieri dei russi. Fra i prigionieri di guerra in mano sovietica, gli italiani ebbero, infatti, la percentuale maggiore di morti. Dai lager russi, a guerra finita, non tornarono che poche migliaia di reduci. Su questi temi si è scritto molto. Memorie di testimoni, indagini storiche e polemiche politiche hanno tenuto desta l’attenzione su un tema che, tuttavia, finché è durata l’inaccessibilità degli archivi storici, rimaneva mal conosciuto.
Lavorando su materiale inedito di fonte russa, oltre che sulle testimonianze dei sopravissuti, Maria Teresa Giusti – come si legge nella motivazione del Premio Cherasco Storia - ha documentato per la prima volta nella sua completezza il calvario dei prigionieri italiani in Russia, dal momento della cattura alle massacranti marce verso i primi campi di raccolta nelle retrovie, dalla vita nei lager al difficile e contrastato rimpatrio che, per alcuni, si concretò solo nel 1954.
La documentazione raccolta da Maria Teresa Giusti ha consentito di identificare la rete dei campi di prigionia, di stabilire la “contabilità” degli internati e dei morti, di conoscere attraverso le direttive e i decreti l’atteggiamento dei sovietici verso i prigionieri e il concreto funzionamento dei campi.
Da I prigionieri italiani in Russia emerge una ricostruzione terribile che, con l’eloquenza spassionata dei fatti, illumina un luogo ancora vivo e dolorante della memoria italiana colmando una lacuna storica con una ricostruzione obiettiva resa possibile dall’accesso ad archivi riservati.