Le cose sono di tutti e tutti devono essere nelle cose.
Questo mio pensiero, fisso nella mente, è per me oramai divenuto un principio. Il suo significato profondo mi accompagna ovunque. Con questo stesso principio mi sono avvicinato in punta di piedi al progetto di Anna Bergami, della sua ODV e dei volontari che ne permettono ogni giorno l’esistenza, "Vittoria la Città dei Ragazzi".
l’idea: proporre a dieci ragazzi del mio Laboratorio di Laurea, di affrontare la tesi lavorando tutti su un unico progetto, fino ai suoi dettagli, affinché fosse realizzabile. Nel Laboratorio avremmo simulato un vero e proprio studio di architettura, nel quale i compiti sarebbero stati distribuiti, in modo tale che io, oltre ad essere il Relatore, avrei ricoperto la figura del Senior Architect, che avrebbe guidato e coordinato un team di dieci Junior Architects (i dieci laureandi appunto).
Il gruppo avrebbe lavorato sul progetto di un villaggio residenziale adiacente al borgo di Alanno, la cui peculiarità sarebbe stata quella di prevedere al suo interno, l’integrazione e la messa a sistema di tutta una serie di destinazioni d’uso finalizzate a realizzare un mixed use a forte input inclusivo.
Lo avremmo chiamato “Borgo+ Vittoria la Città dei Ragazzi”. Sarebbe stato per sempre il ritrovo spontaneo di tutti: di quelli cui la vita ha dato abilità diverse, come di chi crede nella cultura del rispetto e della condivisione di quanto, ognuno, possa fare per l’altro.
Luogo per la bellezza e la vita. La sensibilità e la cultura predisposta all’inclusione. Con la convinzione che questa non esiste se non si realizza il concetto del reciproco scambio, fatto di attenzioni, di aiuto e rispetto, cura e socialità e lavoro. Non un ghetto, ma al contrario un insieme di umanità il cui mix sociale creasse un nuovo tipo di polis per un diverso genere di abitante, antropologicamente evoluto, che vivesse tutto questo come un fatto naturale.
Hannah Arendt nel suo The human Condition, afferma l’importanza della sfera pubblica come luogo privilegiato per la formazione del cittadino come protagonista della vita sociale e politica in tutta la ricchezza delle sue manifestazioni, secondo il modello della polis greca.
“L’azione, la sola attività che metta in rapporto diretto gli uomini senza la mediazione di cose materiali, corrisponde alla condizione umana della pluralità, al fatto che gli uomini, e non l’Uomo, vivono sulla terra e abitano il mondo.” Ecco, l’obiettivo era di cercare nuove forme di integrazione e inclusione non meramente retoriche o funzionali, ma sociali e culturali.